Nata a Milano, Paola Melato viene da una famiglia di artisti: suo padre Ermanno è uno stimato fisarmonicista e sua zia Mariangela è stata una nota e amatissima attrice italiana. Impossibile per lei non iniziare una carriera nello showbiz. Infatti, già dagli anni Ottanta, inizia a maturare esperienze nel campo della musica. Oggi è un’artista completa che, alle prese con il suo disco in uscita che si intitola Incontri, si esibisce nei migliori teatri italiani. Il suo sogno, però, è quello di fondere la passione per la musica con quella per la cucina: ha in progetto uno show culinario e un giorno, forse, riuscirà ad aprire un ristorante tutto suo. Una passione, quella per i fornelli, che però non ha ereditato da zia Mariangela che, come lei stessa amava dire, “non sapeva cucinare neanche un uovo!”.
- «Amo i piatti che mi ricordano l’infanzia»
Cos’è per te la cucina Paola Melato ?
«La cucina è un linguaggio che esprime l’essenza di un popolo e di un territorio. Ma quando mi metto ai fornelli non penso a questo: per me cucinare significa ‘’casa e famiglia”».
Che caratteristiche deve avere un piatto per colpirti?
«Amo tutti quei piatti che mi ricordano la mia infan zia».
Cioè Paola Melato?
«Per esempio le polpette di nonna Lina e il risotto allo zafferano, che piacevano tanto anche a zia Mariangela. E poi la clàssica fettina di vitello al burro o l’arrosto della domenica con un sugo delizioso che, se avanzava, ci si condiva gli spaghetti della sera… E che dire del profumo del pane appena sfornato dalla panetteria sotto casa? E il sapore delle michette che andavo a comprare per la nonna e che diminuivano nel tragitto tra il forno e casa…».
Come scegli gli ingredienti dei tuoi piatti?
«Punto sulla qualità e sul biologico. Di solito mi piace fare la spesa nei mercati rionali perché con le loro bancarelle ricche e varie sono sempre fonte di grande ispirazione».
«Tra tradizione italiana e francese»
Prima hai detto che la cucina è espressione di un popolo. Che rapporto c’è, secondo te, tra cucina e territorio?
«C’è un legame strettissimo. di grande dipendenza. La cucina è anche espressione del lavoro contadino e dell’attaccamento alla propria terra. L’ideale per ogni cuoco o cuoca sarebbe poter attingere al proprio orto per realizzare le proprie ricette».
Vivi a Montecarlo, quali sono i piatti più buoni?
«La cucina di Montecarlo ha molte similitudini con quella nizzarda: fantastici i barbajuan, amatissimi anche dal principe Alberto, la pissaladière rossa o bianca, il foie gras poèlé con la frutta».
Della cucina Italiana cosa ami particolarmente?
«È difficile scegliere per me perché, prima che essere una buona cuoca, sono una grande buongustaia e una buona forchetta! Forse, se proprio dovessi indicare qualche piatto, opterei per le lasagne alla bolognese, il coniglio alla ligure e le melanzane alla parmigiana: sono ricette che mi soddisfano particolarmente».
Qual è il piatto che più ti rappresenta e perché?
«Gli gnocchi di patate. Mi piacevano tantissimo quando ero piccola e ora continuo a prepararli per le mie figlie, che ne sono golose, e i miei’amici». ’
«Il sogno di un mio ristorante»
Per chi cucini di solito?
«Per i miei familiari, per gli amici e a volte anche per i colleghi».
Qual è il tuo piatto che ha ricevuto più complimenti in assoluto?
«Senza ombra di dubbio la paella alla valenciana».
Sono molti i personaggi dello spettacolo che hanno intrapreso una carriera nella ristorazione. Tu ci hai mai pensato?
«Lo confesso: sì. Si tratta di un desiderio che ho da sempre, oserei dire transgenerazionale perché è stato anche quello di mia mamma Lucia. Ultimamente, in particolare, l’idea di aprire un mio ristorante con intrattenimento musicale mi sta sollecitando parecchio…».
Quale sarebbe la specialità del tuo ipotetico ristorante?
«Le lasagne in tutte le possibili declinazioni: classiche con il ragù, verdi (con la pasta verde), in versione vincisgrassi, vegetariane, con il pesto alla genovese, per celiaci con pasta al grano saraceno, alla greca – la moussaka-… Insomma, ce n’è per tutti i gusti».
Qual è lo spezzafame al quale non resisti?
«Non resisto alla focaccia ligure appena sfornata».
Te la cavi meglio con le preparazioni dolci o salate?
«Me la cavo meglio con tutto ciò che è salato».
Ma i dolci ti piacciono?
«Adoro le crostate di pasta frolla caserecce».
Se proprio devi preparare un dessert, quale fai?
«I biscotti brutti ma buoni, dei dolcetti a base di mandorle, anche dietetici».
Quindi, come accennavi prima, la passione per i fornelli arriva da tua mamma e non da tua zia Mariangela…
«No! Lei stessa era perfettamente consapevole di non saper cucinare e ci rideva su. Però era un’ottima forchetta.
Articolo Tratto da Vero