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Germano Bellavia , Guido del Bue in Un Posto al Sole ci racconta la sua cucina napoletana

Dal set di Un posto al sole al banco dei dolci della pasticceria di famiglia, per Germano Bellavia il passo è semplice. L’amatissimo Guido Del Bue della storica soap di Raitre, una volta tolta l’uniforme da vigile urbano, indossa la divisa d’ordinanza del dopo lavoro: il grembiule. Nonostante sia un attore molto amato, nelle vene di Bellavia scorre il sangue della tradizione. Che, nel caso della sua famiglia, ha a che fare con l’arte dolciaria.

«Ho esordito all’età di 19 anni nel film Scugnizzi, di Nanni Loy», ricorda l’attore, che ha poi recitato in altri film fino a quando non ha ottenuto il ruolo che gli ha cambiato la vita. Nel 1996. infatti, è entrato nel cast di Upas: «Ma quello del pasticciere era il lavoro che avrei dovuto fare per portare avanti la tradizione di famiglia».

«Sono geloso delle nostre ricette»

Una tradizione che a Napoli è ormai diventata marchio di garanzia Germano Bellavia …

«La prima pasticceria fu aperta da mio nonno nel 1925. Iniziò questo lavoro quando si trasferì a Napoli da Palermo. Poi il testimone è passato a mio padre e infine ai miei fratelli».

Anche tu, però, lavori in pasticceria…

«Il vero punto di forza è mio fratello. Io, dalla mia parte, ho alcune qualità. Sono bravo come organizzatore. E sono abbastanza creativo anche quando indosso il grembiule».


Quali sono le specialità di cui vai particolarmente fiero?

«La nostra pasticceria nasce dalla fusione tra tradizione dolciaria palermitana e quella napoletana,’praticamente le migliori: dalla cassata siciliana ai cannoli, dalle sfogliatelle al babà».

Cosa ti viene in mente se ripensi alla pasticceria di tuo nonno?

«Alla cassata siciliana, dolce simbolo della nostra famiglia. Si preparava soprattutto per Natale e la tradizione voleva che fosse il nonno a tagliarla. Il testimone è poi passato a mio padre, mentre adesso spetta a mio fratello. È da* sempre il momento più atteso della cena».

Sei geloso delle tue ricette?

«Assolutamente si. Le abbiamo ereditate da mio nonno e da mio padre e mio fratello, nel tempo, le ha perfezionate».

Anche tu indossi il cappello da chef pasticciere?

«Certo, anch’io preparo i dolci. Ma abbiamo anche una grande squadra di pasticcieri molto abili. I nostri ingredienti segreti sono la passione e l’amore».

Qual è il tuo cavallo di battaglia?

«Sicuramente la torta che ho introdotto io: la Nutellotta, ispirata alla famosa crema spalmabile. Oggi, però, ha cambiato nome, si chiama Cioccolotta. È un dolce molto semplice e proprio per questo molto apprezzato. Si tratta di un pan di Spagna al cioccolato innaffiato con una bagna dolce di acqua e zucchero. Viene farcito con crema spalmabile di nocciole e gocce di cioccolato al latte e decorato con riccioli di cioccolato».

Anche i tuoi colleghi di Upas possono godere di cotanta delizia?

«Certamente, porto spesso i miei dolci sul set per concederci una deliziosa pausa tra un ciak e l’altro».

Quale dolce ti rappresenta più di tutti?

«Non ho dubbi: il babà al rum! Il motivo? E morbido, buono, sugoso e piace a tutti, bambini e anziani».

«Anche ai fornelli non sono male»

Sei bravo anche in cucina con il salato?

«Me la cavo di più sul dolce, ma sto migliorando
molto sul salato. Il mio maestro è stato Marzio Honorato (che interpreta Renato Poggi, ndr). Abbiamo vissuto insieme fino a qualche tempo fa e mi ha insegnato molte cose. Il piatto più buono che ho imparato da lui è la genovese: un decotto di carne, carote e cipolle tipicamente napoletano,



Articolo tratto da Vero

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