La cucina è la sua passione, ma il vero amore per i fornelli nasce nel 2014-2015 quando a MasterChef 4 diventa una stella. Talento, il suo, confermato quest’anno a MasterChef All Stars Italia. Figlio degli insegnamenti di Gualtiero Marchesi e fantasista dei piatti tipici che conservano odori, sapori e qualità del nostro made in Italy, Simone Finetti ha da poco scritto un libro, Heroes, che non è un ricettario, ma il racconto del viaggio nelle tradizioni della nostra buona tavola.
«DopoMasferCAef ho dovuto studiare»
Partiamo da MasterChef…
«È lì che ho capito cosa volevo fare da grande. Master Chef è stata una rampa di lancio, subito dopo ho dovuto studiare seriamente per diventare un professionista. Di sicuro l’esperienza alla scuola Alma di Gualtiero Marchesi è stata una delle migliori. Con MasterChef All Stars mi si è aperto un nuovo mondo, che mi ha portato a rimescolare le carte rispetto a tutto quello che avevo appreso prima».
, Simone Finetti quali sono i piatti più diffìcili che hai affrontato?
«Le preparazioni più insidiose sono quelle di pasticceria. Cucina e pasticceria, anche se da fuori non sembra, sono due mondi molto diversi, un po’ come la fisica e la matematica. Per questo, di solito, un grande ristorante non ha solo un grande chef ma anche un grande pasticciere».
Cosa hai imparato alla scuola di Gualtiero Marchesi?
«A destreggiarmi attraverso le tecniche di cucina, l’ordine, il rigore, la pulizia maniacale e soprattutto l’amore per questo mestiere. Ho imparato che la cucina non è “fatta solo di cuochi”, ma di stupende materie prime, di artigiani, agricoltori, allevatori, pescatori. Ho imparato a fare la spesa nel rispetto del territorio, della stagione e del produttore».
Cosa pensi delle preparazioni vegetariane e vegsme?
«Ritengo l’esplosione della cucina vegana rispettabile, anche se non condivido. Molti la seguono come una moda, raccontando di animali d’allevamento intensivo pieni dj steroidi o antibiotici (e hanno ragione!). Poi, però, allo stesso tempo si nutrono di frutta e verdura fuori stagione o di insalata in busta o frutti con buccia coperta di cera».
Tu prepari ricette vegane?
«lo cucino qualsiasi cosa senza dare un’etichetta a un piatto. Penso a non pormi limiti. Se poi nei piatti che preparo ce n’è uno senza proteine animali, bè, possiamo chiamarlo vegano, ma di certo lo scopo non era farlo vegano, ma magari in equilibrio con diverse dinamiche e fattori all’interno del menu».
Il tuo cavallo di battaglia?
«Amo fare la pasta fresca a matterello, forse perché mi riporta a quando ero piccolo e andavo a casa di mia nonna. Però adoro anche utilizzare la legna, le braci, il fuoco e ascoltarlo cantare!».
E i piatti irrinunciabili?
«Sono quelli senza tempo, quelli che potrebbero sembrare banali ma non lo sono affatto, tipo la Carbonara,
Tratto da Vero